DOVE SI PARLA DI...

cucina, gatti, casa, e mille altre cose...ricette (dolci e un po' di salato), ma anche di gatti, libri, natura e tanto altro.


domenica 31 luglio 2016

Ed ecco Ragù.

E come promesso ora vi presento Ragù. Il suo nome completo in realtà sarebbe Ragù di soia non geneticamente modificata senza coloranti né conservanti (non dimentichiamo che è un gatto di vegani), ma per praticità lo chiamiamo solo Ragù. Nella mia vita i gatti sono sempre arrivati per caso, trovati da noi o da altri che poi ce li hanno appioppati. In un paio di casi sono addirittura arrivati a casa nostra per conto loro. Gli unici che siamo sempre andati a cercare sono stati i tre gatti rossi. Per Ragù abbiamo fatto più di 100 chilometri (cosa che gli rinfacceremo per tutta la vita). Era stato trovato in strada con le sue sorelline dopo che la loro mamma era stata investita e la ragazza che li stava accudendo ci ha detto che, dei tre rimasti, era quello più pauroso, che non si faceva prendere. In macchina è stato bravissimo e appena siamo arrivati a casa si è fiondato sotto l'armadio e io ho pensato: "Ora non lo vedremo per una settimana". Invece dopo poco è uscito e ha cominciato a perlustrare la casa. In poche ore era già più rilassato e si faceva anche avvicinare, con molta cautela. La notte ha dormito sul letto con noi, senza alcun problema. Nel giro di pochi giorni ha preso confidenza, con noi e con la casa.


Abbiamo aspettato qualche giorno prima di farlo uscire perché temevamo che poi non si facesse più prendere. Invece quando è uscito per la prima volta è rimasto sotto il portico (passaggio che fanno più o meno tutti i gatti, a parte la Luli che è schizzata via come un fulmine) e per qualche giorno non ha osato passarne l'invisibile barriera.
Gli altri gatti non hanno reagito benissimo, ma non ne hanno neanche fatto una tragedia. Il più problematico è stato Psyco, che ancora adesso lo tollera a fatica (anche se poi lo cerca per giocare). Tabasco viene a casa molto di rado ma è un buono e non gli ha neanche soffiato. La Luli scappa appena lo vede ma già stava pochissimo in casa, quindi non è che sia cambiato molto rispetto a prima. E Strudel... Strudel poverino è quello che lo deve sopportare di più, perché l'ha accettato e quindi lui ha capito che con lui si può sfogare. Gli salta sempre sulla schiena e ogni tanto Strudel lo afferra e comincia a leccarlo (è un leccatore) ma poi deve desistere perché Ragù nel frattempo lo massacra. Eccolo mentre dimostra di aver capito tutto...


Purtroppo Strudel ha anche cominciato a fare pipì in giro per casa, ma spero ardentemente che sia una cosa transitoria.
Non è un gatto affettuosissimo (ovviamente, sennò non sarebbe capitato a noi) ma è molto simpatico e cerca comunque di stare dove siamo noi. Ovviamente ne approfitto quando dorme per riempirlo di baciotti!


In tanti anni di gatti non ne avevo mai avuti di "ciucciatori", il primo è stato Psyco, che ancora adesso, a un anno di vita, viene ogni tanto a farsi la sua ciucciatina (lui rigorosamente da me, e sulla maglietta). E ora anche Ragù! Per fortuna lui va anche dal Top, solo che predilige il collo e impasta come un dannato, conficcando le unghiette nella pelle delicata della zona. Quanto dobbiamo soffrire per questi figli pelosi!
Ragù ha già dimostrato di essere un gran cacciatore catturando un gran numero di... foglie e pezzi di muschio! Ci fa morir dal ridere quando va fuori e rientra con il suo pezzo di muschio in bocca a mo' di preda e poi lo distrugge in casa (quando poi dobbiamo pulire lo scempio ridiamo come dei matti). Recentemente ha cominciato a catturare dei poveri grillini, che distrugge in pochi minuti. Ma l'altro giorno, dopo che Psyco aveva ucciso (purtroppo) e abbandonato una preda ben più consistente, lui se ne è appropriato portandosela in giro tutto tronfio.


La morte di Zigulì mi riempie ancora il cuore di dolore, ma guardare questa piccola creatura e pensare a quanto sta bene qui è un balsamo molto efficace.

mercoledì 27 luglio 2016

Addio Zigulì, benvenuto Ragù

Un post al tempo stesso triste e ottimista. Triste perché, come avrete capito dal titolo, il nostro amatissimo Zigulì ci ha lasciati, poco più di un mese fa. Una cosa improvvisa e, per questo motivo, ancora più dolorosa. Zigulì era il gatto schifosamente viziato che aveva ispirato i video su You tube (li ricordate? "Come sopravvivere con un gatto viziato"). A lui è stato intitolato questo blog (e nella vecchia grafica c'era la sua foto in alto, ricordate?) Gli avevo intitolato la pagina Facebook dedicata ai bijoux (e mi sovviene che vi dovevo parlare anche del mio nuovo hobby "perlinoso" e non l'ho mai fatto, imperdonabile), "Il gatto rosso bijoux", appunto. Giusto pochi giorni prima che morisse mi aveva fatto da testimonial per la pubblicità del mio libro su Facebook.



 Insomma, anche se abbiamo sempre avuto tanti gatti, Zigulì era "IL" gatto. Lui aveva avuto l'ingrato compito di sostituire un altro gatto rosso insostituibile, Lucignolo. Ovviamente non è mai possibile, però, da buon gatto rosso, si era costruito uno spazio suo, con il suo caratterino particolare e la sua ruvida affettuosità. Alla fine, di tutti era sempre il più presente, adoravo quando mi avvicinavo per baciarlo e lui mi dava una testatina, cosa che nessun altro fa.
Anni fa gli facemmo fare l'esame del sangue e venne fuori che era  positivo alla fiv, praticamente l'aids dei gatti. Molti vivono benissimo per anni, di fatto la positività non è la malattia conclamata. Solo che c'è sempre il rischio che una piccola infezione sia più difficile da curare. Fino a circa tre mesi fa tutto era stato abbastanza tranquillo (aveva quasi 9 anni), poi abbiamo notato che non mangiava più molto. La visita dal vet ha riscontrato una stomatite linfo-plasmacellulare. In parole povere una forte infiammazione colpisce le mucose della bocca e il gatto non riesce a mangiare e sente dolore. Dal momento che l'unica cura possibile è il cortisone (o togliere tutti i denti, cosa che mi sembrava terribile e comunque senza garanzia di successo) e al momento della visita non sembrava ancora grave al punto di fare una cura tanto pesante, il vet ci ha consigliato di aspettare un po'. Abbiamo cominciato a dargli solo cibo morbido (scherzavamo anche sul fatto che facesse il furbetto per approfittarsene e avere solo la scatoletta e non i croccantini, che gli piacevano di meno) e imboccandolo (perché non dimentichiamo che stiamo parlando del gatto schifosamente viziato!) riuscivamo a farlo mangiare. Ma a un certo punto ha cominciato a peggiorare in modo rapido e abbiamo deciso di fargli il cortisone. L'iniezione l'avrebbe fatto migliorare per un po', permettendogli quanto meno di mangiare e di non sentire dolore, anche se solo per poco (ci eravamo già passati con un'altra gatta e sapevamo che questa storia non era destinata a un epilogo felice). Eravamo già preparati a un futuro fatto di iniezioni, pochi giorni tranquilli e tristi ricadute. E invece, invece...
Pochi giorni dopo l'iniezione stava già migliorando e aveva ricominciato a mangiare. Un pomeriggio sono arrivata a casa e l'ho visto coricato sul prato, di fianco alla stradina d'accesso, dove era solito coricarsi. Sembrava tranquillo e normalissimo, perciò quando non si è presentato per la pappa non ci ho dato peso (io chiamo ma non sempre arrivano, specialmente d'estate). Un'ora dopo è arrivato respirando a fatica e sbavando e io mi sono subito allarmata, l'ho messo nel trasportino e sono corsa dal veterinario. Purtroppo quando sono arrivata era già morto. Vi risparmio i particolari perché soffro ancora al pensiero e mi dispiace solo di non avergli potuto evitare tanta sofferenza. Pare (per averne la certezza avrei dovuto fare un'autopsia, che non ho fatto) che sia morto per un edema polmonare dovuto a insufficienza cardiaca. Solitamente si hanno sintomi riconoscibili, ma a quanto pare può succedere anche in modo repentino e fulminante. Non dico che se avessi avuto più tempo per abituarmi avrei sofferto di meno, ma il modo in cui è successo è stato per me devastante. Soprattutto averlo visto soffrire. Sapevo che non sarebbe mai diventato un gatto vecchio, che probabilmente le iniezioni di cortisone gli avrebbero causato altri problemi.
Ma così...
Così è stato veramente brutto.
Zigulì dormiva spesso con noi (non sempre, ma spesso), con la testa sul cuscino. Era sempre intorno, spesso sul nostro banchetto mentre il Top dipingeva e io perlinavo. Sul tavolo mentre mangiavamo (l'unico a cui veniva concesso, vabbè, poi anche a Psyco, potevamo mica dirgli di no) ad aspettare la sua parte di cibo (adorava i minestroni e le zuppe di legumi!)
Nonostante gli altri quattro gatti la casa ci è sembrata insopportabilmente vuota e io ho voluto prendere immediatamente un altro rosso. Ed è arrivato Ragù.
Ecco la parte ottimista.


Non posso dire che Zigulì mi manchi di meno o che il dolore sia meno forte, ma guardare questo soldo di cacio caracollare per casa riempie il cuore. So che non potrà mai sostituirlo, così come Zigulì non aveva sostituito Lucignolo. Ma se sarà speciale come sono stati speciali i miei gatti rossi andrà bene. (Vi starete domandando perché non considero Strudel e Tabasco gatti rossi. Ma perché loro sono bianche e rossi, è diverso! Provare per credere.)
L'unica consolazione che ho è pensare che magari Zigulì sarebbe vissuto ancora poco e male e il declino sarebbe stato pieno di sofferenza. Una ben magra consolazione, ma lasciatemi l'illusione.
Pensavo di fare un post unico ma è diventato un po' lungo, così vi rimando ai prossimi giorni per presentarvi Ragù come si deve!
 

lunedì 23 maggio 2016

La casetta del giardino vestita a nuovo

Bon, ho già detto tutto nel titolo. Eh eh eh, vi ho fregati! Pensavate mica di potervela cavare con così poco sforzo? Un po' di spiegazioni ci vogliono. La casetta in questione ha sette anni e l'idea iniziale era di usarla come mio laboratorio di lavori creativi. Poi alcuni limiti che non avevo considerato mi hanno fatto capire che non sarebbe stato possibile utilizzarla in tal senso: troppo calda d'estate, fredda d'inverno, portare acqua e luce sarebbe stato molto costoso e l'idea di dovermi imbacuccare d'inverno solo per attraversare il cortile è stato il colpo di grazia finale. Così la casetta è diventata un ripostiglio/ ricovero attrezzi. Avendo, all'epoca in cui la comprammo, una fissa per il lilla, decidemmo di farla di quel colore. Negli anni però si era un po' rovinata e visto che l'attuale fissa è per il bianco... beh, bianco sia! Ecco come si presentava prima del restyling:


Dalla foto non si nota ma era molto sporca e rovinata.
Ecco la pittora all'opera, mentre si "addiverte" una cifra!


La foto è volontariamente un po' sfocata, siate comprensivi.
Ecco che man mano prende forma...


E com'è ora.


Abbiamo approfittato per dare una rinfrescata anche a quella più vecchia così ora fanno pendant.
E un primo piano, in tutto il suo splendore.


sabato 14 maggio 2016

Pan di Spagna all'aquafaba

Nell'era "pre vegana" facevo una torta super soffice che era la fine del mondo! Avevo anche pubblicato la ricetta qui sul blog. Ma naturalmente prevedeva le uova, e anche parecchie. Quando siamo diventati vegani mi sono detta: "E mo'?". E giù prove su prove (mica per niente ho preso... tot chili!!): e quella non mi piaceva, e quell'altra non era abbastanza soffice. Alla fine me la sono inventata! Quando ho scoperto l'aquafaba... un momento, non sapete cos'è l'aquafaba? Allora vi spiego un attimo: avete presente l'acqua di cottura dei ceci, o quella in cui i ceci in scatola stanno a mollo? Ecco, quella è l'aquafaba e non ci crederete ma monta esattamente come l'albume d'uovo! Allora mi sono detta: perché non provare a fare una torta simile a quella che facevo ma sostituendo le uova con l'aquafaba? Detto fatto: sono stati necessari alcuni esperimenti ma ho ottenuto una torta molto soffice, buona e perfetta per essere farcita.


La ricetta la trovate qui e se volete qualche info in più sull'aquafaba potete leggere questo.
Se non avete il Bimby, potete tranquillamente usare uno sbattitore elettrico, esattamente come fareste per gli albumi. Spero tanto che la proverete e che mi farete sapere le vostre impressioni.

mercoledì 11 maggio 2016

Ricette vegan

Come vi ho detto qualche tempo fa, io e il Top siamo diventati vegani circa tre anni fa, dopo essere stati "solo" vegetariani per 22 anni. Avrete notato che non ho quasi più pubblicato ricette. In parte perché avendone pubblicate alcune in passato non vegan mi sembrava... "sbagliato", non so se riesco a far capire il mio sentimento. Il fatto è che di solito le ricette vegan le guarda solo chi è vegano e trovare un blog di ricette miste può essere fastidioso. In parte, ovviamente, per pigrizia. E un po' perché mi sto "sfogando", ultimamente, su due pagine Facebook che si chiamano "Bimby vegan" e "Non solo Bimby vegan" (sono gruppi chiusi, dovete essere iscritti per vederle). Sì, perché forse avevo dimenticato di dirlo, ma il Bimby (l'attrezzo che trita, impasta cuoce e chi più ne ha più ne metta) è entrato da qualche tempo nella mia cucina. Però da qualche giorno c'è una novità: sono entrata a far parte del team del sito abbinato alla pagina Fb "Non solo Bimby vegan" e quindi ora potete trovare anche lì le mie ricette. Così ho pensato che fosse una buona idea mettere anche qui i link delle ricette, così vi terrò aggiornati sui miei esperimenti.
Questo è il link del sito http://www.nonsolobimbyvegan.it/ dove, ad esempio, potrete trovare la favolosa ciambella all'arancia


 
 
Insomma, periodo di grandi novità: dopo la pubblicazione del mio romanzo (ricordate? Ne parlavo qui ) ora la collaborazione al sito. Tra un po' l'uscita del cartaceo e poi... chissà!!

domenica 17 aprile 2016

Ed ecco a voi il best seller del 2016!

Ok, forse best seller è un po' esagerato, mi accontenterei di un "medium" seller (non so se si dice così ma, vabbè, avete capito). Insomma: è uscito il mio primo romanzo che potete acquistare su Amazon ( a questo link), per ora solo in formato digitale, entro breve anche cartaceo. Lì è possibile leggere la sinossi (come se fosse la quarta di copertina) e anche le prime pagine, cliccando su "leggi l'estratto", sopra alla copertina. La storia, vi avverto, è molto drammatica: si parla di droga, di violenza domestica, di "gioventù bruciata". E molte altre cose che vi lascio il piacere (spero) di scoprire da soli. Chi mi conosce e l'ha letto è rimasto stupito che una persona come me (tutto sommato solare e spiritosa) abbia scritto una storia così tragica. Dico subito che NON è assolutamente autobiografica e mi sembra che stia proprio qui la capacità dello scrittore (o la scritòra, come dice il Top rubando l'espressione a Natalino Balasso): parlare di cose che non fanno parte della propria vita riuscendo a dare l'impressione del contrario. Posso dire che il complimento più bello è stato vedere l'espressione preoccupata di una cugina (con cui a dire il vero mi frequento pochissimo, quindi poteva avere tale dubbio) quando mi ha detto che aveva temuto che ci fosse qualcosa di vero in quello che avevo raccontato. Le sembrava troppo "realistico" per essere frutto della mia fantasia. E ammetto che se davvero la mia vita fosse anche solo lontanamente simile a quella della protagonista sarebbe davvero preoccupante!! Per fortuna non lo è.
All'inizio della storia troviamo questa giovane donna seduta sul cornicione al decimo piano di un palazzo: si vuole buttare di sotto e pensa a tutto quello che l'ha spinta lì sopra. L'idea mi è nata un giorno, vedendo un video musicale su Youtube. Era una canzone (non ricordo quale) ma le immagini erano quelle di un film tedesco. Si vedeva la scena ma non si sentivano i dialoghi (che comunque, essendo in tedesco, sarebbero stati per me del tutto incomprensibili). Una ragazza si voleva appunto buttare dalla cima di un palazzo e un ragazzo cercava di dissuaderla, parlandole. D'un tratto la ragazza si alza e corre verso il bordo e... niente, mi sembra che nel video rimanesse il dubbio sul finale (si è buttata o no?). E io ho cominciato a pensare: "Che cosa può portare una persona a pensare al suicidio? Cosa ci può essere di così difficile da affrontare da non vedere altra via di uscita?" Per me, che sono comunque sempre ottimista, è una cosa impensabile, non sono mai stata neppure vagamente sfiorata dall'idea. Così ho provato a calarmi nei panni di una donna che vive l'inferno tutti i giorni (ah, sì, dimenticavo di dirvi il titolo: "DACCI OGGI IL NOSTRO INFERNO QUOTIDIANO") e devo dire che nel periodo della stesura, anche per via delle ricerche che ho dovuto fare su internet, mi sono trovata catapultata in un mondo davvero deprimente, dove la "normalità" è un concetto molto aleatorio. Ammetto che è stata un'esperienza potente, a volte difficile, che mi ha dato però molta soddisfazione. Adesso naturalmente non resta che venderlo! Spero tanto che vi precipitiate tutti a comprarlo, a leggerlo, e a fare una strepitosa recensione!!

venerdì 12 febbraio 2016

Un buffet vegano

Dal momento che ero rimasta assente per un po' dal blog (taaac! bacchettata sulle dita!), non vi avevo parlato del mio cinquantesimo compleanno (aaaargh!!) che è stato ad agosto 2014. Un lontano ricordo, 'nsomma. In quell'occasione ho pensato di fare una festicciola e preparare un buffet tutto vegano. E di fare tutto da sola (o meglio, con l'aiuto del preziosissimo Top). Mai più! Un lavoraccio immane. Vabbè, dico così ma sto già pensando di rifarlo per qualche altra occasione. Perché è vero che è stata una sfacchinata, ma alla fine mi piace proprio tanto preparare tante cosine. E a giudicare dalle ganasce sempre in movimento degli ospiti, direi che è piaciuto anche a loro! Alla fine, tutta presa dai preparativi, ho dimenticato di fare le foto!! Per fortuna un'amica ne ha fatta qualcuna da cui sono riuscita a tirar fuori almeno qualcosina da farvi vedere. Ho allestito il tutto sotto la tettoia dove abitualmente teniamo le macchine, non è proprio il posto più bello del mondo ma almeno era riparato.

 
 
 
Ed ecco una carrellata di piatti, ognuno con la sua etichettina che indicava cos'era. Le ricette ve le metterò prossimamente.
 


A sinistra c'è il guacamole, la buonissima crema di avocado; dietro dei crostini con crema di pomodori secchi e mousse di piselli. Nelle ciotoline un'insalata di peperoni, olive e nocciole. Sullo sfondo (non si vede molto) "babaganoush", una crema di melanzane. E le mini crostatine sono con pomodoro e panna (di soia) alle erbe.



L'insalata di farro, ottima variante di quella di riso.



Cestini di pane con hummus (crema di ceci e sesamo); insalata russa (fatta naturalmente con maionese vegana) e tramezzini con finta frittata (fatta con farina di ceci) maionese veg e insalata.



Nel tavolo dei dolci mancavano ancora le tortine di cocco. C'erano le crostatine di frutta e le palline cocco e cioccolato.
Qui sotto l'esempio delle etichette che avevo fatto con il pc e che ho messo vicino a ogni piatto.

 
 
 
 
Anche se il compleanno è a fine agosto, ho preferito fare la festa a metà settembre, per praticità. Sono stata fortunata perché c'era una temperatura perfetta e non troppe zanzare. Insomma, sono contenta del risultato. Hanno fatto tutti i complimenti per il cibo (anche i carnivori più convinti). Spero fossero sinceri. E bon, i primi cinquanta sono andati. 

sabato 30 gennaio 2016

Spartacus

Un'amica di tastiera (una volta erano amici di penna o di matita, ricordate? Ma ora mi sembra più appropriato questo termine) mi ha detto che le sarebbe piaciuto leggermi sul blog più spesso. Ha ragione, sono un po' incostante. Per accontentarla ho deciso di raccontarvi la storia di Spartacus, che rimando da quando ho aperto il blog. (Contenta Pitto? La dedico tutta a te!)
Comincio col dirvi che Spartacus era un moscardino, cioè un piccolo roditore molto simile al ghiro. Eravamo più o meno nel 1996, a fine agosto. Internet per me era ancora un lontano miraggio e quindi le informazioni mi toccava cercarle in altri modi. Non avete idea di quanto sia stato difficile anche solo capire che razza di animalino fosse quel piccolo topolino che mi avevano portato i gatti. Sono andata in biblioteca e, enciclopedia della natura in mano, ho guardato le foto di tutti i roditori finché non l'ho trovato. Era molto piccolo, sicuramente strappato dal nido e ancora bisognoso di cure materne. Come nutrirlo? La tettarella del biberon dei gatti era grossa come lui e ancora non avevo scoperto il sistema del pennello (si intinge la punta di un pennellino nel latte e glielo si fa leccare. Con internet ora è tutto più facile!). Così ho preso una siringa, ho tagliato la punta dell'ago e, goccia a goccia, sono riuscita a dargli un po' di latte. Non quello vaccino, mi raccomando, agli animali non fa bene (neanche agli umani, d'altra parte, ma questo è un altro discorso). Ho usato il latte in polvere per gatti. Ma cominciamo a vedere che aspetto aveva Spartacus quando è arrivato. Scusate la qualità pessima delle foto, avevo ancora una macchina a rullino e senza obiettivo per foto ravvicinate.



 
 
Dopo pochissimo ha capito che da quello strano arnese usciva del cibo e da quel momento ha incominciato a mangiare con entusiasmo, afferrando con le zampine l'ago e leccando la goccia di latte che ne facevo uscire. Lo tenevo in una scatola dove avevo messo uno straccio e lui si infrattava sotto per dormire. La notte lo chiudevo in bagno (con tutti i gatti in giro, meglio non rischiare!) con la stufetta accesa perché la prima mattina l'avevo trovato in stato di ipotermia. Nel nido dormono tutti ammassati e non avere nessuno che lo scaldasse, anche se in casa non faceva certo freddo, probabilmente per lui non andava bene. Al mattino quando entravo in bagno lo chiamavo e lui saliva in superficie e mi correva sulla mano, contento di rivedermi. Ovviamente era per il cibo, ma a me piaceva pensare che fosse per me! Dopo un paio di settimane abbiamo pensato che fosse giunto il momento dello svezzamento. Era già cresciuto molto, assumendo le fattezze che hanno da adulti: orecchie tonde staccate dalla testa e occhietti a palla.
 


Sempre tramite la ricerca in biblioteca (com'è tutto più facile ora, basta un clic!) ho scoperto quale fosse la loro alimentazione. Sono ghiottissimi di nocciole, che mangiano praticando un buchino nel guscio. Da allora, quando trovo le nocciole forate sotto le mie piante, sorrido pensando a Spartacus.
Un giorno gli sono andata vicino dopo aver mangiato un fico. Usavo sbaciucchiarlo molto (sì, avete letto bene. Io adoro sbaciucchiare gli animali e, non ci crederete, a lui piaceva essere sbaciucchiato) e quel giorno, come mi sono avvicinata, lui ha sentito l'odore del fico: ha cominciato ad annusare freneticamente e mi è venuto il sospetto che potesse piacergli. allora gliene ho dato un pezzetto: mi spiace ancora oggi non averlo potuto filmare, tanto spassosa è stata la scena! Con le sue zampine (sembravano delle manine, facevano impressione) ha cominciato a infilarsi in bocca pezzi di fico per lui enormi, finché non è più riuscito a infilare nulla. Sembrava impazzito!
A quel punto noi ci eravamo ovviamente affezionati a lui in modo esagerato, anche perché era di una simpatia unica! Ma non avremmo davvero potuto pensare di tenere un animale chiuso tutta la vita in gabbia, per di più in una casa piena di gatti! Oltretutto stava cominciando a cambiare i suoi comportamenti adeguandosi ai suoi cicli naturali: di giorno dormiva molto di più e di notte stava sveglio, per cui cercavamo di non disturbarlo troppo. Urgeva decidere di liberarlo perché si era ormai a fine settembre e presto sarebbe dovuto andare in letargo. Così, in una tristerrima giornata di inizio ottobre, siamo andati nel bosco che c'è sulla collina alle spalle della nostra casina e l'abbiamo liberato, dopo avergli messo una casetta di legno piena di cibo appesa a un albero. Ovviamente non l'abbiamo mai più visto e il nostro cuore sanguina ancora adesso. Vi sembro esagerata? Credetemi: se solo l'aveste tenuto qualche giorno tra le mani sono certa che capireste esattamente il mio stato d'animo!
Vi lascio con l'ultima foto che gli abbiamo fatto. Poi è cresciuto ancora un pochino ma ormai si spaventava molto con il flash e non l'abbiamo più fotografato.



P.S.: Anni fa comprai un libretto molto simpatico intitolato "Millanta, la gallina canta", dove ci sono 365 filastrocche sugli animali, una per ogni giorno dell'anno. L'autrice è Nicoletta Codignola. Ce n'è una anche sul moscardino e leggendola ho pensato che l'autrice deve averci avuto senz'altro a che fare perché ha scritto questo: "Filastrocca del moscardino/ che faceva capolino/ tra la salvia e la lavanda/ rosicchiando la sua ghianda/ che così alla prima occhiata/ me ne sono... innamorata!"

sabato 23 gennaio 2016

Torta di rose vegan con frutta secca e sciroppo d'acero






Forse avrete già visto la versione classica di questa torta. Solitamente è farcita con marmellata o con burro e zucchero. Io ho pensato a una versione adatta alla stagione invernale (per via della frutta secca) e naturalmente vegana. Provatela perché è davvero buonissima! Vi do la versione Bimby, ma specifico anche come si fa senza, in questo caso tra l'altro è facilissima!



Per l’impasto: 500 gr di semola rimacinata
100 gr di zucchero
250 gr di acqua
Due cucchiai di olio evo
Lievito di birra (un cubetto o una bustina di quello disidratato)
Un pizzico di sale abbondante
Scorza di limone.

Per il ripieno: 50 gr di noci già sgusciate
50 gr di nocciole sgusciate e tostate in forno, senza pellicina
50 gr di mandorle sgusciate, anche non spellate
50 gr di pinoli
50 gr di uvetta
70 gr di sciroppo d’acero. Volendo potete usare altri sciroppi, ma quello d’acero, col suo sapore un po’ di caramello, secondo me è il migliore.



Mettere nel boccale lo zucchero con la scorza del limone: vel 9 per 15 sec (raccogliendo sul fondo a metà tempo). Aggiungere tutti gli altri ingredienti e impastare a vel spiga per tre minuti. Cambiando il tipo di farina potrebbe variare la quantità di acqua. L’impasto deve venire abbastanza compatto, soffice ma non deve assolutamente attaccarsi alle dita. (Se lo fate a mano mettete semplicemente tutti gli ingredienti in una ciotola e impastate bene). Mettere la palla in una ciotola unta e metterla a lievitare finché non raddoppia (circa un’ora e mezza. Consiglio alle meno esperte: gli impasti che devono lievitare non devono rimanere esposti all’aria, altrimenti si seccheranno e formeranno una crosticina che impedirà la lievitazione. Mettete quindi della pellicola trasparente sulla ciotola (possibilmente alta cosicché l’impasto non arrivi a toccarla durante la lievitazione e vi si appiccichi) e la ciotola nel forno con la luce accesa per avere la temperatura ideale.
Nel frattempo mettere nel boccale la frutta secca (meno l’uvetta) e macinare per una quindicina di secondi a vel 6. Oppure usate un comune robot da cucina. Deve venire macinato fine ma grossolanamente, non tipo farina. Mettere in una ciotola con lo sciroppo d’acero. Mettere a mollo l’uvetta in acqua tiepida.
Prendere l’impasto e tirarlo fino a formare un rettangolo di 40 cm per 30. Stendere su tutta la superficie il ripieno preparato e distribuire l’uvetta, scolata e asciugata. Arrotolare dalla parte più larga (in pratica avremo un cilindro di 40 cm di lunghezza), tagliare le estremità (le cuoceremo a parte, giusto per non buttare) e tagliare il rotolo in dieci parti uguali. Sistemate ogni rotolino in una teglia unta (28 cm di diametro) chiudendolo leggermente con le dita sul fondo. I rotolini devono rimanere distanti per permettere la seconda lievitatura. Coprire di nuovo la teglia con la pellicola e far lievitare per due ore. Spargere sulla superficie della marmellata diluita con acqua (opzionale) e cuocere a 180/190° per 45 minuti circa.
Ecco come si presenta prima della seconda lievitazione:


...e appena sformata: